Carlotta e William, una vita da cooperanti

Come si diventa cooperanti? Quali sono le competenze necessarie? Quali le difficoltà? Abbiamo raccolto la testimonianza diretta di Carlotta Fiorino e William Foieni, da sette anni in servizio in Senegal in progetti di sviluppo

Le storie di Carlotta Fiorino e William Foieni si sono incrociate in Africa, in Senegal in particolare, ormai sette anni fa. Provenivano da percorsi molto diversi, lui laurea in Filosofia, lei in scienze del Governo, ma non è stato davvero un caso, perché entrambi sognavano di mettere le loro competenze a servizio delle sfide dello sviluppo .

Che due persone con questo percorso formativo possano fare cooperazione in Africa può sembrare piuttosto strano ma in realtà come hanno spiegato loro stessi durante la open lesson “I mestieri del cooperante” tenutasi il 27 febbraio scorso, dimostra che non c’è un percorso predefinito per arrivare a fare il cooperante perché il mondo della cooperazione internazionale è multidisciplinare e richiede tante competenze differenti, da quelle motivazionali a quelle manageriali, da quelle organizzative a quelle amministrative, oltre naturalmente alle conoscenze apprese sul campo.

Per Carlotta e William tutto è iniziato con un anno di servizio civile, che ha permesso loro di sperimentarsi per la prima volta sul terreno in Senegal e in Benin con l’ong CISV di Torino e da allora non si è più interrotto, incarico dopo incarico, progetto dopo progetto la loro vita africana è divenuta sempre più stabile e anche la loro vita personale tanto che, con un happy end di tutto rispetto, convoleranno a nozze nei prossimi mesi.

“Il mio percorso è stato forse un po’ tortuoso” racconta William “perché, nonostante abbia fatto filosofia, grazie al volontariato mi sono interessato molto presto al mondo della cooperazione, e con il Servizio civile sono venuto a contatto con temi come l’utilizzo del budget, la scrittura dei progetti e la loro gestione. La cooperazione internazionale è un lavoro in cui si impara sempre e si è a contatto con tante professionalità diverse, quindi è centrale la complementarietà del team”.
Carlotta, che oggi lavora per un grande ente internazionale non solo in Senegal ma anche in Niger e Mali, ha seguito un percorso formativo più lineare, frequentando un master in cooperazione allo sviluppo “Una competenza che mi è servita molto nel lavoro che svolgo oggi come project manager è saper leggere gli indicatori e analizzare i dati; anche se non me lo sarei aspettata – sorride – i miei esami di statistica hanno dato i loro frutti!”

Il mestiere del cooperante “ha le sue professionalità e anche le sue skills – continua William – ma principale e imprescindibile è la capacità di rapportarsi con le persone e mediare tra i beneficiari dei progetti e i donors, gli enti partner, le istituzioni politiche. Nessuna scuola ti insegna davvero questa competenza, l’esperienza sul terreno è una formazione costante”. Secondo entrambi troppo spesso ci si focalizza solo su competenze tecniche, mentre fondamentali sono le soft skills essendo il mestiere del cooperante espatriato sempre più spesso un lavoro di coordinamento e mediazione. In questo senso un’altra caratteristica accomuna tutti i cooperanti secondo Carlotta ed è la capacità di ascoltare l’altro: “Fondamentale per me è la coscienza emotiva, la capacità di ascoltare con grande umiltà le persone del luogo ma anche i colleghi con mansioni diverse dalle mie. L’ascolto dell’altro e la capacità di adattamento mi hanno permesso non solo di scoprire me stessa ma anche persone e culture diverse”.

Ascolta la testimonianza completa di Carlotta e William all’interno della Open Lesson, insieme all’approfondimento sui mestieri del cooperante tenuto Diego Battistessa.


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